venerdì 8 luglio 2011

Come aumentare il desiderio e vigore sessuale con rimedi naturali

Avere una vita sessuale attiva è un fattore importante per la salute psicofisica di ognuno di noi, ma spesso, per motivi psicologici ed emotivi, il desiderio sessuale cala improvvisamente. 
Esistono tuttavia rimedi naturali per prevenire l'insorgere di questi problemi, e prima che si possano trasformare in patologie, è possibile curarli.
Va detto anzitutto che una sana alimentazione ricca di vitamine e sali minerali aiuta a mantenere in forze il nostro organismo. Mangiare troppo invece è un fattore inibente, così come mangiare carni rosse in abbondanza. 
L'ideale, specie per la stagione estiva, è seguire una dieta fruttariana/vegetariana, a base di insalate a foglia larga, carote, ma anche melone e ananas. 
In seconda battuta, abbiamo già parlato dei benefici effetti del sole sul nostro organismo, che in questo caso, associato all'assunzione di carota e melone, favorisce l'abbronzatura, aiutandoci a vederci più belli e quindi emotivamente più soddisfatti di noi stessi.
Una sana attività fisica, contribuisce a mantenerci in forze per una migliore prestazione sessuale. Inoltre modellare il nostro corpo sarà piacevole alla vista del partner, inducendo nello stesso un rilascio maggiore di vasopressina, definito da alcuni "l'ormone dell'amore". Si può iniziare con piccoli esercizi di rinforzo addominale, alternandoli a flessioni sulle braccia (per lui), esercizi per gambe e glutei (per lei).
Infine il sonno, essenziale se vogliamo mantenerci in forze.

Ti potranno interessare anche gli articoli sul ginkgo biloba ed il ginseng, aiuti naturali per l'appetito sessuale. Altro che viagra!!

martedì 5 luglio 2011

Salute ed esercizio fisico

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Il benessere del sole

Esporsi al sole è un toccasana per il nostro organismo sotto diversi aspetti. In particolare, i raggi solari rappresentano una buona terapia naturale per coloro che hanno problemi di fragilità ossea e che corrono il rischio di andare incontro a fratture, come le persone anziane.
L’invito a prendere il sole per rafforzare le ossa giunge dai medici britannici della National Osteoporosis Society, i quali suggeriscono un’esposizione giornaliera al sole per un tempo variabile tra i 10 e i 20 minuti come attività ideale per prevenire l’osteoporosi.
Difatti, come sottolineano gli esperti d’oltremanica, i raggi solari favoriscono la sintesi della vitamina D da parte del nostro organismo. E la vitamina D rappresenta una sostanza indispensabile per l’assorbimento del calcio a livello intestinale e per il successivo deposito del prezioso sale minerale nel tessuto osseo.
La carenza di vitamina D, invece, comporta bassi livelli di calcio, che non può essere correttamente assorbito, col rischio di malattie ossee quali il rachitismo (nei bambini) e l’osteomalacia (negli adulti).
L’esposizione al sole, inoltre, giova anche nei casi di malattie dermatologiche (psoriasi, eczemi, vitiligine), rende più efficiente il sistema immunitario e fornisce un valido supporto anche sul piano psicologico, tanto da essere suggerita nei casi di depressione e disturbi dell’umore, in quanto i raggi ultravioletti stimolano il rilascio della serotonina, il cosiddetto “ormone del buonumore”.
C’è un aspetto saliente del suggerimento dei membri della National Osteoporosis Society che merita di essere analizzato con maggiore attenzione. Difatti, i medici britannici raccomandano di esporsi al sole per 10/20 minuti al giorno senza applicare creme solari protettive, che limitano gli effetti benefici dei raggi solari sulla produzione di vitamina D.
Un consiglio che potrebbe lasciare abbastanza perplessi, in quanto è ben noto che prendere il sole senza adeguata protezione espone al rischio di scottature, arrossamenti, eritemi, ustioni e, nei casi più gravi, anche alla possibile comparsa di melanomi.
Quindi, anche se gli esperti britannici non lo specificano, noi vi raccomandiamo di non restare mai esposti al sole senza creme solari protettive nelle ore più calde della giornata, cioè dalle 11 alle 16. Se volete stimolare la produzione di vitamina D e, dunque, fare a meno della crema solare, le ore ideali per prendere il sole sono quelle della prima parte della mattina.
Inoltre, non è necessario restare immobili sotto il sole. Anzi, potete fare in modo da coniugare i benefici forniti dai raggi solari con quelli assicurati da una moderata attività fisica: camminate all’aria aperta per mezz’ora al giorno (sempre evitando di uscire nelle ore più calde), percorrendo brevi tratti di strada al sole (10/15 minuti) e poi passeggiando sotto gli alberi oppure riposando su una panchina all’ombra.
In questo modo, stimolerete l’intero metabolismo, ivi compreso quello del tessuto osseo, senza rischiare danni alla vostra pelle.

lunedì 4 luglio 2011

Il ginkgo biloba, toccasana per la salute

Il Ginkgo Biloba è una pianta medicinale utilizzata per migliaia di anni. Del Ginkgo Biloba viene utilizzato l’estratto delle foglie, che vengono raccolte in autunno e, una volta asciutte, vengono tagliate e conservate in sacchetti chiusi ermeticamente. Attualmente è la pianta medicinale più venduta negli Stati Uniti.
Il Ginkgo Biloba viene usato per curare numerose malattie ed è sotto esame per queste sue proprietà. I dati disponibili dimostrano l’efficacia del Ginkgo Biloba nel trattamento del claudicatio intermittens (difficoltà di deambulazione), mal di montagna, depressione, demenze, morbo di Alzheimer e “insufficienza cerebrale” (una sindrome caratterizzata da ridotta capacità di concentrazione, confusione, riduzione delle prestazioni fisiche, affaticamento, cefalea, vertigini, depressione e ansia).
Promettenti sono alcuni dati che sembrerebbero dimostrare la capacità del Ginkgo Biloba di migliorare la memoria nei soggetti sani.
Al Ginkgo Biloba vengono attribuite proprietà stimolanti e antinfiammatorie, è un buon vasodilatatore e antitrombotico.
Queste proprietà sono derivate dalle sostanze contenute nell’estratto delle foglie.
I principi attivi maggiormente coinvolti sono: antiossidanti del gruppo dei flavonoidi e i Terapeni.

Ginkgo Biloba: Proprietà e Benefici

  • Riduce e rallenta i sintomi e la progressione delle demenze e del morbo di Alzheimer
  • Allevia i sintomi della claudicazione intermittente
  • Migliora la funzione cognitiva e potenzia la memoria
  • Riduce il mal di montagna
  • Migliora le prestazioni sessuali (miglioramento della funzione erettile, aumento del desiderio sessuale (libido) negli uomini e nelle donne)
  • Facilita l’ossigenazione del cervello
  • Migliora la circolazione sanguigna
  • Riduce i sintomi e la frequenza delle cefalee (mal di testa)
  • E’ un discreto antinfiammatorio
  • Aumenta la capacità di concentrarsi e di prestare attenzione
  • Riduce l’aggregazione piastrinica
  • Valido aiuto contro l’invecchiamento (il Ginkgo Biloba è ricco di potenti antiossidanti)
  • Riduce i sintomi della sindrome premestruale
  • Valido aiuto nel trattamento delle vene varicose e delle emorroidi
  • Aumenta la resistenza dei capillari
  • Di aiuto nel trattamento di depressione e ansia

Ginseng: un aiuto anche per il sesso

Il Ginseng (o Panax; dal Greco: Panacea o cura a tutte le malattie) è, delle piante medicinali, probabilmente la più utilizzata in tutto il mondo. Originaria dell’Asia, il Ginseng è stato utilizzato per scopi medici per centinaia di anni (forse migliaia); soprattutto in Cina. Sebbene vi sia una grande varietà di tipi di Ginseng, quelli più noti sono: il tipo americano, il coreano (detto anche: l’Asiatico) e il Siberiano.
I principi attivi contenuti nella radice del ginseng sono chiamati: ginsenosidi. La quantità di ginsenosidi contenuti nell’estratto di ginseng variano a seconda dall’età della radice, dal luogo e dal metodo con in cui la pianta viene coltivata e dal sistema usato per l’essiccazione; una buona norma prevede di utilizzare solo radici con più di 6 anni.
A seconda dei fattori elencati e dalla tipologia di Ginseng dobbiamo distinguere due diversi tipi di Ginsenoidi: il tipo Rg1 e Rb1. Il primo aumenta la pressione ed è stimolante del sistema nervoso centrale, il secondo tipo invece abbassa la pressione arteriosa e ha un effetto sedativo. Molto spesso purtroppo gli integratori di Ginseng non specificano ne il tipo di Ginseng, ne la provenienza e ne altre informazioni utili a identificare la qualità del prodotto.
Gli effetti benefici del Ginseng sul corpo e sulla mente sono noti da secoli e ben dimostrati da esperimenti sugli animali e sull’uomo.
La Russia, il Giappone e la Corea sono i principali paesi nei quali si sono svolte le ricerche sul Ginseng; tutti concordano sul fatto che questa pianta medicinale sia un validissimo aiuto per combattere lo stress e per aumentare il rendimento e la concentrazione.

Effetti benefici del Ginseng:
  • Aumenta la capacità di resistenza alle situazioni stressanti (effetto antistress)
  • Aumenta la sensazione generale di benessere e la capacità fisica e psichica per concentrarsi e per svolgere lavori di attenzione (effetto antiastenico)
  • Migliora la memoria
  • Riduce il senso di ansia ed è un utile aiuto contro la depressione (effetto ansiolitico e antidepressivo)
  • Migliora la risposta sessuale (lubrificazione nelle donne, erezione negli uomini) (effetto afrodisiaco)
  • Riduce il senso di fame
  • Stimola il sistema immunitario, il sistema endocrino e il sistema nervoso
  • Facilita la digestione
In quali patologie il Ginseng può essere d’aiuto?
  • Nella sindrome da fatica (o stanchezza) cronica (CFS: Chronic Fatigue Syndrome)
  • Quando si affronta un periodo stressante
  • Ansia e Depressione
  • Diabete o Colesterolo alto
  • Sindrome da astinenza da droga o alcol
  • Impotenza o calo della libido
Comunemente il Ginseng viene usato come complemento per le diete dimagranti in quanto riduce il senso di fame.
Effetti del Ginseng sul sistema nervoso centrale
Nel SNC il Ginseng agisce come tonico, aumenta la resistenza di fronte alla fatica e la risposta allo stress, migliora la memoria e ha un effetto anabolizzante. Sotto l’aspetto cognitivo: ha un effetto nootropico; aumenta la sintesi di acetilcolina ed il metabolismo di proteine nel cervello. I Nootropi (anche detti: droghe intelligenti) sono sostanze che aumentano le capacità cognitive (dal Greco: noos (mente) e tropein (sorvegliare)).
E’ un rinvigorente, con effetti benefici sulla funzione psicomotoria come attenzione, concentrazione, tempo di reazione agli stimoli uditivi e visivi.
Effetti del Ginseng sul sistema cardiovascolare
Il consumo di Ginseng riduce il consumo di ossigeno da parte del cuore, produce vasodilatazione, protegge contro aritmie e infarto e diminuisce la pressione arteriosa rilassando la muscolatura liscia. Dosi elevate di Ginseng possono portare alla vasocostrizione invece della vasodilatazione. L’assunzione moderata e continuativa di Ginseng sembrerebbe regolarizzare la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo cattivo LDL.

Controindicazioni:
Il ginseng contiene tracce di fitoestrogeni, sostanza simile agli estrogeni (ormoni sessuali femminili), per questo motivo non è raccomandabile abusarne, soprattutto il gentil sesso.
Alcuni prodotti commerciali contengono alcol etilico nel preparato, questi prodotti sono categoricamente sconsigliati per i bambini e vanno usati con moderazione.
In generale è sempre bene consultare il proprio medico prima di iniziare ad assumere Ginseng soprattutto se si prendono altri medicinali in quanto il ginseng interagisce con determinati farmaci.

Effetti secondari e abuso:
Gli effetti secondari correlati all’uso di Ginseng sono veramente molto limitati se si considera il largo uso che se ne fà nel mondo.
Tossicologicamente il ginseng non presenta elementi dannosi per la salute.
I principali effetti collaterali che comunque possono insorgere sono raggruppati sotto quella che si definisce: sindrome da abuso da ginseng e che comprende:
  • insonnia
  • ansia
  • nervosismo
  • aumento della pressione sanguigna
  • mal di testa
  • orticaria
  • diarrea
Integratori:
In farmacia, nelle erboristerie e anche in qualche supermercato è facile trovare integratori di Ginseng a prezzi che vanno da 4€ (integratori da 20 a 50 compresse) fino a 30€ e oltre per integratori con più di 100 compresse.

Il caffè: fa bene o fa male?

L’origine della pianta del caffè si perde nella storia, avvolta nel mistero di affascinanti leggende. Una delle più famosi ci proviene dal monastero di Cheodet, nello Yemen, secondo la quale i religiosi facevano uso di una bevanda ricavate da certe bacche, per prolungare le veglie di meditazione e di preghiera. L’origine della pianta del caffè si perde nella storia, avvolta nel mistero di affascinanti leggende. Una delle più famosi ci proviene dal monastero di Cheodet, nello Yemen, secondo la quale i religiosi facevano uso di una bevanda ricavate da certe bacche, per prolungare le veglie di meditazione e di preghiera.

I chicchi di caffè sono i semi di una pianta sempreverde, appartenente alla famiglia delle Rubiacee, genere Coffea. I chicchi si trovano all’interno della polpa dei frutti, il colore dei chicchi varia nelle diverse specie del genere Coffea (verde- azzurro, giallo-marrone) . I frutti, comunemente chiamati ciliegia hanno una forma ovoidale e dopo 6-7 mesi maturano passando dal colore verde al colore rosso.
I chicchi di caffè prima di essere utilizzati per la preparazione delle bevande, devono subire la torrefazione, che consiste nel sottoporli ad una temperatura di 200-220°C. In questa fase, le sostanze contenute nel chicco subiscono delle trasformazioni fisiche; per esempio la caramellizzazione degli zuccheri ( responsabile del colore marrone), la carbonizzazione della cellulosa e la formazione di composti volatili.

La caffeina è un alcaloide naturale contenuto non solo nel caffè ma anche nei frutti e nei semi di altre piante come l'erba mate, il cacao, il tè, il guaranà, ecc.

Contenuto medio di caffeina in bevande di uso comune

CAFFE' 85 mg (una tazzina).
THE 28 mg/150 ml (tanto maggiore quanto più lungo è l'infuso)
CACAO 100 mg/100 g



La caffeina appartiene chimicamente al gruppo delle metil-xantine, che comprende anche la teofillina (presente soprattutto nel tè) e la teobromina (presente soprattutto nei semi di cacao).
La caffeina può essere estratta dai chicchi di caffè, dando quindi il caffè decaffeinato, attraverso delle procedure che utilizzano delle sostanze tossiche.

Un mito da sfatare è quello relativo al fatto che il caffè fatto in casa è più leggero, in realtà la percentuale di caffeina nella bevanda finale è tanto più significativa quanto più lungo è il tempo di estrazione, di conseguenza il caffè espresso, in virtù dell’alta pressione del vapore acqueo, viene estratto in pochi secondi e quindi contiene una percentuale di caffeina inferiore rispetto al caffè fatto in casa.

La caffeina, viene assorbita dallo stomaco e dall’intestino e giunge nel sangue, con un picco plasmatico massimo, dopo circa 60 minuti, dall’ingestione, si distribuisce rapidamente su tutti i tessuti, attraversando la barriera ematoencefalica e la placenta. Può essere presente nel latte materno e quindi particolari precauzioni devono essere prese in caso di gravidanza ed allattamento.

L’assunzione di 100 mg di caffeina porta a concentrazioni plasmatiche comprese tra 1,5 e 1,8 mg/ml. In un soggetto sano , tre caffè al giorno sono una dose normalmente ben sopportata, che permette di sfruttare gli effetti positivi dei suoi componenti: al mattino farà aumentare il tono adrenergico, necessario per affrontare gli impegni della giornata; dopo pranzo contrasterà la tendenza alla riduzione della vigilanza, tipica dei pazienti con digestione lenta o particolarmente laboriosa. Un terzo caffè può essere assunto a metà pomeriggio, soprattutto negli individui che abbiano la necessità di sostenere il tono nervoso fino a sera.

L’eliminazione, quasi totale della caffeina dall’organismo avviene dopo metabolizzazione epatica anche se circa il 10% viene eliminata, sempre per via renale, come caffeina immodificata.
L’emivita della caffeina è di 2,5 – 4,5 ore nell’adulto, e si prolunga notevolmente nel neonato a causa dell’immaturità del suo sistema enzimatico. Vari fattori possono influenzare l’emivita della molecola, fra tutti lo stato di gravidanza, non va però dimenticato che l’assunzione di alcool o farmaci quali contraccettivi, tendono a prolungarla, mentre il fumo la diminuisce poiché accelera il metabolismo epatico.

La caffeina svolge un effetto stimolante sul sistema nervoso centrale, induce infatti un aumento delle facoltà mentali, riduce la sonnolenza, la noia e la stanchezza e gli stati depressivi; potenzia le capacità della memoria e dell’apprendimento, dell’intuizione e della concentrazione; facilita la percezione degli stimoli sensoriali; attenua alcuni tipi di cefalea ed emicrania, tuttavia vi sono altre azioni fisiologiche quali aumento della pressione arteriosa e del numero delle pulsazioni cardiache.

Per l’azione diuretica e di attivazione di tutti i metabolismi organici, il caffè si può considerare un alimento dimagrante infatti l’aumento dell’adrenergia e la conseguente stimolazione tiroidea inducono un maggior consumo di glucosio, aumentano il metabolismo basale e provocano il catabolismo dei lipidi di deposito.

Il caffè facilita la digestione, favorendo la secrezione dei succhi gastrici e lo svuotamento dello stomaco.

Il caffè può essere utilizzato anche da individui, senza danni renali, con diabete, in quanto nei casi di crisi iperglicemiche, una tazzina di caffè amaro, riduce velocemente il glucosio nel sangue per azione del rene che viene sollecitato ad eliminare il glucosio in eccesso, per azione del pancreas che aumenta la produzione d’insulina e quindi il consumo periferico degli zuccheri e per azione dell’epatocita che è costretto ad utilizzare lo zucchero presente in circolo.

Il caffè è in grado di potenziare la capacità di contrazione muscolare, di ridurre la stanchezza e di migliorare il coordinamento dei movimenti e il rendimento sportivo. Per questa sua azione tonica, sulla muscolatura, il caffè è indicato negli sportivi, in quanto allevia la stanchezza, specialmente nelle attività agonistiche di lunga durata, quando la fatica si fa sentire e i movimenti tendono a farsi pesanti.

Per la presenza di caffeine, il caffè dopo circa 30-40 minuti dall’assunzione, può svolgere un’azione antalgica in caso di dolori sordi e profondi, intensi e vagamente pulsanti.

Mangiare bene

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Carne rossa e cancro

È assolutamente necessario limitare il consumo di carne rossa per ridurre il rischio di tumori all’intestino. Questo è quanto emerge da uno studio basato sull’analisi di 24 ricerche, realizzate negli ultimi anni, che hanno esaminato le correlazioni tra alimentazione, peso corporeo, attività fisica svolta e sviluppo del cancro al colon o di altri tipi di tumore che colpiscono l’intestino.
Lo studio, inserito nel progetto “Continuous Update Project” (CUP),  è stato diretto dal dottor Alan Jackson ed è stato supervisionato dal World Cancer Research Fund e dall’American Institute for Cancer Research.
I ricercatori hanno preso in esame gli effetti provocati sull’organismo sia dal consumo di carni rosse (bovine, caprine e suine) sia dal consumo di carni lavorate. Per carni lavorate, specificano gli autori dello studio, si intendono quegli alimenti che, per poter essere mantenuti a lungo termine, necessitano di conservanti oppure di un processo di affumicatura o di salatura (quindi insaccati, wurstel e alcuni tipi di salsicce).
Stando ai documenti esaminati, consumando mediamente 100 grammi di carne rossa al giorno, il rischio di sviluppare una neoplasia salirebbe del 17%. La percentuale salirebbe al 36% se si consuma un etto al giorno di carni lavorate.
Le cause del legame tra consumo di carne rossa e rischio di sviluppare il cancro sono ancora poco chiare. Tuttavia, secondo alcuni esperti, l’emoglobina e la mioglobina, di cui le carni rosse sono ricche, potrebbero dare avvio a processi che portano alla formazione di composti cancerogeni nell’intestino. Secondo altri studiosi, le sostanze dannose verrebbero invece sprigionate durante la cottura.
Il dottor Jackson afferma che questo studio ha evidenziato il fatto che molti casi di tumori intestinali non sono affatto inevitabili, e che le persone potrebbero ridurre significativamente il rischio di sviluppare questa terribile patologia apportando delle semplici modifiche al proprio stile di vita.
Il primo suggerimento fornito dagli esperti è categorico: per prevenire il cancro al colon, è necessario ridurre il consumo di carni rosse e cercare di evitare quanto più possibile le carni lavorate.
La quantità massima consigliata dagli autori della ricerca è di 500 grammi di carne rossa cotta a settimana, ovvero 5/6 porzioni medie. E, tenendo presente che un consistente consumo di carni rosse incrementa anche la possibilità di andare incontro a patologie coronariche, le buone ragioni per mettere immediatamente in pratica il suggerimento degli esperti non mancano.
I dati analizzato confermano, inoltre, che un’alimentazione ricca di fibre e un’attività fisica regolare rappresentano il modo migliore per ridurre il rischio di insorgenza di un tumore intestinale.
Lo studio diretto dal dottor Jackson contribuisce a stabilire un legame definitivo tra l’elevata quantità di carne rossa presente nella propria dieta e il rischio di cancro al colon. Solo alcuni anni fa, tale legame era considerato soltanto probabile, prima che diversi studi scientifici lo mettessero in evidenza.
Uno degli studi più importanti tra quelli che hanno confermato la pericolosità delle carni rosse è lo ‘European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition’, finanziato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e basato sull’analisi delle abitudini alimentari di oltre 500 mila cittadini europei. Questo studio, oltre a stabilire che i maggiori consumatori di carni rosse erano anche i soggetti più esposti al rischio di tumore al colon, ha esaminato anche le conseguenze del consumo di carni bianche e di pesce sul nostro organismo.
Stando alle conclusioni di questa indagine, le carni bianche non avrebbero alcuna influenza sul rischio di tumore all’intestino, mentre un buon consumo di pesce avrebbe addirittura effetti preventivi nei confronti delle neoplasie intestinali.

Tratto da megliosapere.info - articolo di Giuseppe Iorio

Curarsi con la natura

In questa società, che ci detta dei ritmi sempre più frenetici, mangiare sano è solo il primo passo per migliorare le nostre condizioni di vita. Esistono numerose "vie" per perseguire il nostro scopo, ma tutte passano per un cardine che è quello della prevenzione. Dobbiamo metterci in testa che il corpo umano funziona come un'automobile, trattato nel modo adeguato può portarci avanti nel nostro iter senza guasti, ma se lo forziamo, se assumiamo la "benzina" sbagliata, od anche se premiamo troppo sull'acceleratore, rischiamo di danneggiarlo prima del tempo dovuto.
Una cosa che personalmente sono riuscito a togliere dalla mia dieta è la carne, in un percorso faticoso durato alcuni mesi. In realtà il mio stato di vegetariano è stato completato solo in parte, perché continuo a mangiare pesce, ma sono soddisfatto di essermi tolto specialmente la carne rossa, che di questi tempi è sempre più bombardata di ormoni. Sicuramente il pesce, visto l'alto tasso d'inquinamento dei nostri mari, non è proprio un toccasana, d'altra parte cerco di limitarne l'assunzione.
Dieta vegetariana, macrobiotica, fruttariana: non esistono assiomi (forse), e sono dell'idea che gli stessi medici non abbiano le idee troppo chiare. Continuano a uscire, quotidianamente, nuovi studi che sfatano vecchi miti (e ben venga). Il latte fa bene o fa male? Ed il caffè? La dieta mediterranea allunga la vita? 
Sembra inoltre che molti studi siano collegati ad un fenomeno sempre in maggiore diffusione, la disfunzione erettile: probabilmente un problema da sempre esistito, ma solo negli ultimi anni è diventato "normale" rivolgersi ad un medico.

Senza aggiungere troppo, tanto affronteremo assieme tutti questi discorsi, benvenuti nel blog "Curarsi con la natura", nel quale affronteremo tematiche legate alla cura ed alla prevenzione, alla salute ed il benessere. Un vecchio slogan pubblicitario recitava "prevenire è meglio che curare"... probabilmente le parole più azzeccate di sempre.

Alessio

Lo sapevi..?